Il 2024 è l’anno della Twin Transition, ovvero l’anno in cui potrebbe avvenire la svolta decisiva da parte delle PMI, così come dell’intero Sistema Paese, verso una decisa adozione del Digitale e di buone pratiche di sostenibilità ambientale.
Questo è ciò che rileva dalla recente indagine, presentata a fine Maggio, realizzata dall’
Osservatorio Innovazione Digitale nelle PMI del
Politecnico di Milano, condotta su 565 aziende Italiane di svariati settori industriali, tra 2 e 50 milioni di fatturato e tra 10 e 250 addetti.
Infatti, se nel 2023 le economie internazionali hanno vissuto una situazione di notevole difficoltà, per via della perdurante incertezza legata alla guerra in Ucraina e in Medio-Oriente e dall’aumento dei tassi d’interesse da parte della BCE per far fronte all’inflazione nell’EuroZona, il fronte tecnologico ha visto salire alla ribalta l’intelligenza artificiale, con il relativo dibattito sull’equilibrio da trovare tra le grandi opportunità che offre e i rischi che nasconde, se dovesse sfuggire di mano. Al tempo stesso, è divenuta sempre più d’attualità la rilevanza della sostenibilità ambientale e del passaggio al paradigma 5.0, per un’industria caratterizzata da resilienza, umano-centrismo e sostenibilità.
Il 2024 potrebbe essere l’anno in cui le PMI possono compiere una svolta decisa verso l’innovazione Digitale e Green, grazie alcuni importanti fattori facilitanti:
– il previsto ribasso dei tassi d’interesse, può rilanciare gli investimenti e di conseguenza sostenere l’incremento di produttività;
– la finanza pubblica, grazie al PNRR, offre un sostegno concreto alle imprese per affrontare la transizione digitale e verde;
– la maggiore consapevolezza dei benefici ottenibili grazie al digitale, può spingere le PMI all’adozione di nuove tecnologie, anche quelle più d’avanguardia come la AI generativa.
Per poter affrontare tale cambiamento c’è però bisogno che tutto il “Sistema Paese” supporti le imprese in tale processo di transizione, favorendo lo sviluppo di competenze digitali e imprenditoriali e in generale una diffusione di una più profonda cultura digitale, in grado di capire come impiegare al meglio le nuove tecnologie per cogliere maggiori opportunità di crescita e incremento della competitività.
Come stanno reagendo le PMI italiane a tale contesto?
Lo studio dimostra come le aziende ricorrano sempre più alla leva del digitale per gestire il cambiamento, con i seguenti approcci: il 65% delle imprese intervistate dichiara di investire intensamente nel digitale, trasversalmente oppure in specifiche aree aziendali.
Di converso, il restante 35% ammette di investirci poco, essenzialmente perchè il digitale viene percepito come marginale nel settore in cui opera (21%), oppure perchè i suoi benefici non sono ancora ben compresi (8%), o infine perchè la percezione è che i costi di adozione superino abbondantemente i benefici ricavabili.
Considerando la tipologia di tecnologie digitali adottate dalle PMI, le più diffuse (per oltre il 60%) risultano le soluzioni di base di sicurezza informatica, gli ERP e gli applicativi di collaborazione, mentre faticano a diffondersi (per meno del 25%) le piattaforme di e-commerce, le soluzioni innovative di pagamento dei clienti (wallet digitali e mobile payment), e le soluzioni di Business Intelligence e CRM.
Invece solo il 15% delle PMI si è dotato, o ha previsto di adottare, tecnologie più evolute, quali big data, AI, realtà aumentata o virtuale.
Quali sono i principali ostacoli al processo di digitalizzazione?
Chi decide di investire nella digitalizzazione ammette di essere ostacolato da:
– assenza di adeguate competenze digitali, per il 34% dei rispondenti;
– eccesso di burocrazia nei programmi di supporto alla digitalizzazione, per il 28%.
Invece, è una buona notizia che solo il 7% consideri difficile l’accesso al sistema dei centri di innovazione territoriale (Digital Innovation Hub, Competence Center, Punti Impresa Digitale), seppur solo l’8% vi ha fatto ricorso per sviluppare progetti di transizione digitale.
Cosa spinge le aziende a digitalizzarsi?
Ad influenzare decisioni di investimento delle PMI nella trasformazione digitale sono principalmente richieste di clienti per adesione a standard e best practice, nonchè la conformità a obblighi normativi e infine la pressione competitiva.
Gli investimenti in digitalizzazione
Nonostante la grande incertezza che pervade il contesto economico, le PMI hanno aumentato la propensione agli investimenti in tecnologie digitali (con cui si intendono: dispositivi e sistemi, software e soluzioni ICT, servizi ICT, servizi di rete fissa e mobile, contenuti e pubblicità digitale, abilitatori digitali, tecnologie di frontiera):
– ben il 33% delle PMI ha aumentato gli investimenti diretti in trasformazione digitale;
– solo il 4% delle PMI ha ridotto gli investimenti.
Sicuramente contribuisce a questo trend la presenza di un programma come il Next Generation EU, di cui l’Italia – con il suo PNRR – è il primo Paese beneficiario con 194,5 miliardi di euro, i quali sono allocati:
– per 50 miliardi di euro (26%) per obiettivi legati alla digitalizzazione,
– per 76 miliardi di euro (39%) per obiettivi legati al clima.
Inoltre le PMI italiane hanno fatto ricorso massicciamente (per il 65%) agli strumenti agevolativi messi a disposizione della finanza pubblica, che sono stati utilizzati, nell’ordine, per queste finalità:
– il supporto all’acquisto di beni strumentali,
– sviluppo di competenze per la transizione digitale,
– acquisto di beni immateriali.
Per il futuro l’auspicio è che, accanto al Credito d’Imposta 4.0 e alla Nuova Sabatini, strumenti adottati con grande diffusione dal settore manifatturiero, le politiche pubbliche si orientino verso incentivi che stimolino la capacità di innovare, sostenendo Ricerca & Sviluppo, competenze e beni immateriali.
La Green Transition per le PMI italiane
La transizione verde è uno dei capisaldi delle politiche pubbliche in Europa, con l’obiettivo di raggiungere gli obiettivi di sostenibilità ambientale, ma anche per preparare le imprese a reagire a futuri shock: la stessa transizione verde è considerata dal Consiglio Europeo un driver per sostenere la crescita economica, la creazione di nuovi posti di lavoro, lo sviluppo tecnologico.
La ricerca dell’Osservatorio del Politecnico di Milano evidenzia come il 76% delle PMI italiane ritiene una priorità perseguire obiettivi di sostenibilità ambientale.
Va detto che le motivazioni che spingono verso la transizione green sono ancora in maggior parte dovute alla percezione che si ricavino benefici in termini di immagine aziendale oppure alla necessità di adempiere a requisiti normativi o contrattuali verso i clienti, oppure che faciliti l’incremento dell’efficienza operativa.
Fonte: Osservatorio Innovazione Digitale nelle PMI del Politecnico di Milano; rielaborazione dati di survey condotta su campione significativo di 565 PMI italiane, marzo 2024.
Green e Digitale: la Twin Transition
La transizione verde è strettamente legata a quella digitale, tanto che si parla di twin transition. La prima rappresenta anche un’opportunità per migliorare l’impatto ambientale delle tecnologie digitali. Al tempo stesso, queste ultime possono costituire un fattore abilitante per la transizione verde, per esempio fornendo alle imprese strumenti per monitorare i consumi energetici o tracciare le materie prime. A oggi, la piccola e media impresa italiana crede nel tema della twin transition: il 57% impiega strumenti digitali che consentono di perseguire obiettivi di sostenibilità ambientale.